La neuropsicologia è una branca della psicologia e si occupa, nello specifico, dello studio e del trattamento delle funzioni cognitive, quali ad esempio il linguaggio, la memoria, l'attenzione, e dei relativi substrati neurali.
Lo psicologo esperto in neuropsicologia è una figura professionale in grado di valutare specificatamente il funzionamento cognitivo del paziente, a seguito di lesioni congenite o acquisite (tumori cerebrali, ictus, ipossia, trauma cranico, demenze), tramite appositi strumenti di valutazione e di osservazione, e di impostare un percorso di riabilitazione o di stimolazione cognitiva, che, tramite esercizi e strategie, permette un recupero delle funzioni deficitarie o una loro compensazione (totale o parziale).
E' di fondamentale importanza valutare in quest'ambito l'impatto dei deficit sull'autonomia e sulla vita quotidiana del paziente, e impostare quindi un percorso volto al recupero o alla massimizzazione della funzionalità del paziente, grazie anche al coinvolgimento dei familiari o delle persone che se ne prendono cura.
Nel rispetto dell'attuale DPCM e delle linee guida per la pratica psicologica, i colloqui si svolgeranno esclusivamente online, tramite skype, googlemeet, facetime o whatsapp video. Nella pagina "Contatti" trovate tutte le informazioni per richiedere un appuntamento o una consulenza.
L'awake surgery è una tecnica che permette di condurre un intervento chirurgico con paziente sedato, ma collaborante e valutabile. In neurochirurgia, tale tecnica viene impiegata in procedure (rimozione lesioni cerebrali, trattamento dell'epilessia farmacoresistente, stimolazione cerebrale profonda) che interessano aree cerebrali eloquenti, cioè aree considerate di fondamentale importanza per l'espletamento di funzioni cognitive e mentali, come il linguaggio. La procedura condotta in awake surgery permette di massimizzare l'outcome chirurgico (es. percentuale di rimozione del tumore cerebrale), preservando lo stato funzionale del paziente.
L'awake surgery è una procedura sempre più utilizzata, per la quale è richiesta una formazione specifica di tutti gli operatori coinvolti e un elevato grado di collaborazione multidisciplinare. Nel team sono infatti coinvolti chirurghi, anestesisti, infermieri, neuropsicologici e neurofisiologici.
Disponibile il nuovo portale Psymap, a cura dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia, grazie al quale trovare il professionista giusto, nel posto giusto!
Guarda il video di presentazione del servizio https://www.youtube.com/watch?v=rTgijuIoQbI oppure collegati direttamente al sito https://www.psymap.it/
Le attività di supporto psicologico e counselling si rivolgono a tutte le persone che stanno attraversando momenti di difficoltà e stallo, sul piano personale o nell'ambiente lavorativo, che non riescono ad affrontare o a superare vissuti emotivi spiacevoli o che, semplicemente, sentono la necessità, in un momento particolare della loro vita, di potersi confrontare con un professionista per trovare un luogo di ascolto e di confronto.
La realtà virtuale per la prevenzione e il trattamento dei disturbi da ansia e stress
Tali attività possono essere svolte esclusivamente dallo Psicologo abilitato all'esercizio della professione che, come previsto dal Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, "comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e d'intervento per la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico, rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità".
Il progetto MIND-VR, sviluppato dalla dott.ssa Federica Pallavicini dell'Università degli Studi di MIlano-BIcocca, e già vincitore della campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso, ha lo scopo di sviluppare con una metodologia di co-design e co-development dei contenuti di realtà virtuali che saranno pubblicati on-line gratuitamente, per il supporto psicologio agli operatori sanitari coinvolti nella pandemia COVID-19. Visita il sito www.mind-vr.com!
Si sottolinea che il counselling e il supporto psicologico non coincidono con l'attività di psicoterapia, che utilizza approcci e tecniche differenti.
La maggior parte dei pazienti manifesta preoccupazione e paura nei confronti dell'anestesia generale, per diversi motivi: paura di perdere il controllo e doversi affidare totalmente ad altri, paura di non addormentarsi, paura di non risvegliarsi, paura della morte. Generalmente queste paure si possono placare con un'adeguata informazione e confronto con i professionisti.
Pensieri, Emozioni, Fatiche
Online il progetto-blog supportato dalla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e organizzato dal dott. Mistraletti per la condivisione tra gli operatori dei vissuti e dei ricordi della pandemia COVID-19: https://dati.intensiva.it/vissuto/
L'anestesia generale è composta da da tre tasselli fondamentali: analgesia, quindi copertura dal dolore provocato dall'intervento chirurgico; incoscienza e amnesia, quindi induzione di uno stato di "sonno" profondo artificiale di cui non si riporta ricordo al risveglio; immobilizzazione, ottenuta tramite somministrazione di curaro e necessaria per la conduzione sicura delle manovre anestesiologiche (prima tra tutte l'intubazione e la messa in sicurezza delle vie aeree) e dell'intervento chirurgico.
immagine tratta da www.carlinoworld.it
E' possibile, in alcuni casi, che durante un'anestesia generale ci siano degli imprevisti. Tra questi sicuramente rientrano i casi di risveglio intraoperatorio. Si parla di risveglio intraoperatorio quando un paziente, a seguito di intervento chirurgico in anestesia generale, è in grado di riportare ricordi relativi all'intervento stesso. Tali ricordi sono di vario tipo (sensazioni uditive, tattili, olfattive) e di diversa gravità (un paziente può ricordare dei rumori o può ricordare di aver provato dolore).
Per quanto l'incidenza di tale fenomeno sia relativamente bassa (0,1-0,2 % dei casi), è possibile che sia sottostimata. Tale incidenza rischia comunque di essere più alta in base a determinati fattori di rischio, come, ad esempio, la tipologia di intervento (chirurgia ortopedica, ostetricia, cardiovascolare, d'emergenza).
Allo stato attuale esistono dei monitoraggi intraoperatori per la profondità dell'anestesia e la prevenzione dei risvegli intraoperatori, anche se non ne viene raccomandato l'utilizzo di routine nelle linee guida di riferimento e, pertanto, è raro trovare situazioni in cui, come all'Istituto Besta, questi monitoraggi rientrino nella pratica anestesiologica standard.
Tra gli strumenti a disposizione, il più diffuso e studiato al momento è il Bispectral Index (BIS) Monitoring che, tramite degli elettrodi applicati (solitamente) sulla fronte, effettua un monitoraggio elettroencefalografico che, elaborato e riportato su scala numerica, permette all'anestesista di calibrare il piano anestesiologico in base alle necessità del paziente e del'intervento chirurgico.
Nella maggior parte dei casi, purtroppo, le persone che esperiscono un risveglio intraoperatorio sviluppano una Sindrome Post Traumatica da Stress, caratterizzata da ansia, attacchi di panico, arousal costante, incubi notturni e insonnia, flashback relativi all'evento traumatico, evitamento di luoghi e/o persone che ricordano l'evento traumatico.
Tale disturbo può essere trattato e il trauma superato attraverso diverse metodiche sviluppate in ambito psicologico e medico-psichiatrico. E' molto importante che il paziente che ha esperito un risveglio intraoperatorio si rivolga senza timore al suo medico anestesista e venga indirizzato al professionista più adeguato.
Il delirio post-operatorio, o più semplicemente delirio, è una patologia molto frequente, con un'incidenza che arriva a toccare anche il 70% dei pazienti ricoverati. Tale disturbo consiste in un'alterazione dello stato di veglia del paziente e delle funzioni cognitive, in particolare attenzione e organizzazione del pensiero. Lo stato di delirio può insorgere sia a seguito di prolungata ospedalizzazione (reparti a lunga degenza, come le terapie intensive) sia a seguito di intervento chirurgico ed anestesia, con una latenza variabile. Un paziente in stato di delirio può presentarsi sia come estremamente agitato, anche pericoloso per se e per gli altri (delirio iperattivo), sia, al contrario, come calmo e tranquillo, talvolta soporoso (delirio ipoattivo). Spesso si manifesta la forma mista, con stati di delirio iperattivo alternati a stati ipoattivi. Generalmente il paziente sviluppa un pensiero distorto, accompagnato da allucinazioni e, appunto, deliri, che possono far insorgere paura e, quindi, le reazioni di agitazione o di immobilità che tipicamente si osservano.
Esistono fattori di rischio predisponenti, quali ad esempio l'età, il fumo, la comorbilità, e fattori precipitanti, che posso cioè scatenare il delirio anche in assenza di fattori predisponenti: polifarmacia, farmaci sedativi, presenza di presidi invasivi, alterazioni del ciclio-sonno veglia.
Tale patologia richiede una diagnosi tempestiva da parte di personale adeguatamente formato ed esperto, per permettere il trattamento e la risoluzione del problema. La persistenza di uno stato di delirio, infatti, è correlata in letteratura ad outcome peggiori dei pazienti, quali l'istituzionalizzazione e la mortalità.
E' importante sapere che tale patologia è una complicanza non solo possibile, ma probabile, e che può essere trattata e risolversi senza ulteriori problemi. Pertanto i familiari e le persone vicine ad un paziente che sviluppa delirio non devono essere spaventate da questi comportamenti inusuali, ma segnalarli prontamente al personale infermieristico e medico che provedderà alla diagnosi e al trattamento.
I deficit cognitivi post-operatori interessano generalmente funzioni cognitive trasversali, quali la memoria a breve termine, l'attenzione e talvolta la coscienza (delirio post-operatorio) e affliggono maggiormente la popolazione anziana di pazienti.
I peggioramenti che il paziente lamenta (faccio fatica a concentrarmi, mi devono ripetere le cose un sacco di volte, non riesco più a memorizzare la lista della spesa, non mi sento più lo stesso di prima...) sono di solito transitori e si risolvono spontaneamente nel giro di qualche settimana o mese.
Talvoltà però, soprattutto nel paziente anziano, tali deficit meritano un approfondimento e un monitoraggio per accertarsi che non siano permanenti o degenerativi.
Nel caso di chirurgie specifiche, come la neurochirurgia, che interessano direttamente il sistema nervoso centrale, e il cervello in particolare, possono insorgere deficit più specifici legati al sito d'intervento. Anche questi deficit, dopo una fase acuta post-operatoria, tendono generalmente a migliorare spontaneamente, grazie a dei meccanismi di riorganizzazione e compensazione cerebrale. Questi pazienti meriterebbero però un'attenzione particolare per verificare che i deficit risultanti dall'intervento non siano permanenti e, in tal caso, valutare un percorso di stimolazione e riabilitazione.